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MEDIAZIONI TECNOLOGICHE. L'ESPERIENZA MUSICALE INCONTRA IL DIGITALE

Il campionatore

Dall’analisi dei componenti di un sintetizzatore si evince quanto sia complesso creare artificialmente un “bel timbro”, dato che si ha a che fare con dispositivi che implicano una profonda conoscenza teorica e tecnica.
Abbiamo visto come durante gli anni ottanta le pratiche dell’informatica musicale si siano spostate dal micromondo dei centri e laboratori specializzati al più ampio mondo della musica di larga consumo incontrando così utilizzatori non necessariamente dotati di un background di conoscenze tecniche tale da affrontare i sottili e complicati procedimenti per la creazione di un suono. Non tutti gli utenti sono interessati a “spendere” per fabbricarsi il proprio timbro, viste anche le difficoltà per produrlo. Il musicista spesso ha solamente bisogno di un’economica gamma di suoni, “belli e corposi”, magari personalizzabili con lievi modifiche e varie mescolanze.
Fu normale a questo punto, se non scontato, trovare nei sintetizzatori suoni predefiniti, disponibili subito all’utente a un richiamo immediato attraverso la pressione di un tasto.
Stiamo parlando dei preset, suoni predefiniti, creati dai costruttori del synth e pronti all’uso.
Così si iniziò ad identificare il suono generato da un particolare synth con il sintetizzatore stesso.
Ma se noi stessi potessimo decidere quale suono – o rumore - assegnare ad ogni singolo tasto del nostro synth? Avremmo a che fare con un campionatore, cioè con uno strumento simile al sintetizzatore ma privo di suoni.
Il campionatore è un dispositivo in grado di registrare, trasporre musicalmente processare e riprodurre segmenti di audio digitalizzati; è in pratica un registratore digitale di suoni reali (i campioni) i quali vengono eseguiti in maniera musicalmente utile (associazione dei campioni ai dati MIDI, in sostanza alle note di una tastiera). [ M. Borgioni, “I computer per la musica”, Armando Editore, Roma, 1999]
Seguiamo un tipico processo di campionamento a fini musicali. Come abbiamo visto a proposito del processo di digitalizzazione, con il termine “campionamento” si indica una delle operazioni fondamentali del processo, mentre in questo caso si intende , più particolarmente la tecnica di registrazione di suoni da una qualsiasi fonte esterna seguita dalla loro elaborazione e riproduzione.
Il suono emesso da una qualsiasi sorgente viene catturato da un microfono e tradotto tramite un convertitore AD, in una serie di byte. Una volta trasformato in dati , il suono diventa oggetto dei più fantasiosi calcoli matematici decisi dall’utente e messi in atto dal computer: essi possono essere tagliati, se ne può mutare la frequenza, l’intonazione, la velocità. Lo scopo fondamentale di quest’apparecchio è quindi quello di acquisire i suoni e associarli ad esempio ad una tastiera MIDI e ad eventuali controlli esterni (modulazione, volume, ecc.). La reale potenza di un campionatore deriva dal fatto che questi campioni possono essere trasposti musicalmente in tempo reale, sia in accrescimento che in diminuzione, e su un gran numero di ottave. In parole povere, questa trasposizione musicale si verifica quando si riproducono i file campionati , registrati a varie frequenze di campionamento, che corrispondono ad intervalli musicali ben precisi; una volta che il campione è stato “ripulito”, cioè è stata tagliata la parte che ci interessava e pulita da qualsiasi rumore o fruscio – e in questo l’uso del computer è ormai indispensabile – viene associato alle note MIDI.
Ammettiamo che il campione venga associato alla nota Do della terza ottava, esso potrà essere trasposto in alto e in basso, rispetto alla nota Do3 originaria, lungo tutti i tasti della tastiera. Ad ogni trasposizione però lo strumento introduce una lieve deformazione che, secondo il campione, poco alla volta ne muta completamente il colore timbrico, sino a renderlo inaccettabile. Un ottima soluzione è quella di creare tanti campioni – da un suono grave ad uno acuto – ciascuno corrispondente ad un certo numero di note, sino a coprire l’intera gamma. È questo il cosiddetto multicampionamento, cioè più campioni per uno stesso timbro. Durante quest’operazione è necessario registrare i campioni mantenendo una certa omogeneità tra le diverse fonti sonore altrimenti, nel passaggio dall’una all’altra, l’orecchio noterà un’evidente disuguaglianza.

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