la musica elettronica e la sua storia_il musicista e la composizione elettronica_l'oggetto musicale

MEDIAZIONI TECNOLOGICHE. L'ESPERIENZA MUSICALE INCONTRA IL DIGITALE

Musica globale

È impressionante la facilità con la quale è possibile in un sequencer importare, montare e sincronizzare i segmenti di audio; basta selezionare la traccia nella quale si è deciso di importare il file wave – per esempio una linea di basso – e premere il comando “import wave” (o simili). Se ne potrebbe importare un secondo : si seleziona una seconda traccia e con lo stesso procedimento appena descritto si importa una sequenza di batteria. Una volta sincronizzati i due file (e guarda caso nel sequencer è sempre prevista la funzione di sincronizzazione) risulterà una sequenza musicale formata da basso e batteria che potremmo usare come base ritmica per una nostra composizione.
Allo stesso modo del basso e della batteria è possibile importare qualsiasi suono che circola nel mondo. Così ci si trova spesso di fronte a composizioni “collage”, a montaggi sonori aperti ad ogni accostamento possibile. È questa forse la caratteristica dominante della musica dei nostri tempi. Musica piena di contaminazioni, slegata dalle catene dei generi musicali, dalle etichette – da intendere “definizioni” -.

È ormai consueto ascoltare accostamenti fra strumenti di tradizioni e culture differenti.
La musica mondiale continua ad attingere a queste isole impercettibili ma molto vive, alle antiche tradizioni locali, come pure ad una creatività poetica e musicale inesauribile e ampiamente distribuita. Nuovi generi, nuovi stili, nuovi suoni appaiono costantemente, ricreando le differenze di potenziale che animano lo spazio musicale planetario.
[Lévy, P., “Cybercultura, Gli usi sociali delle nuove tecnologie”, Feltrinelli, Milano, (1997 Editions Jacob), Fabbri 1999]

Attualmente stiamo assistendo a un fenomeno che riguarda in particolare tutta la musica leggera strumentale: house, techno, dance, ambient e ogni altro genere di musica per discoteca, aeroporti, ascensori, sale d'attesa, ristoranti e così via.
Gli autori (creatori o assemblatori) sono perennemente in cerca di elementi caratterizzanti le loro opere perché si distinguano nel mare di musica che quotidianamente si riversa sul mercato. E pare abbiano individuato un procedimento piuttosto efficace: assemblare elementi nostrani con elementi provenienti da altre culture.
In altre parole, proporre all'ascoltatore elementi noti nei quale si riconosce unitamente a elementi inconsueti capaci di destare il suo interesse. Questo procedimento di assemblaggio, che sembra dare ottimi risultati sul piano commerciale, è facilmente realizzabile utilizzando le moderne apparecchiature elettroniche come i sequencer e servendosi delle numerose raccolte di CD contenenti materiali sonori provenienti da ogni angolo della terra: campioni di strumenti popolari, voci, strutture melodiche, pattern ritmici, il tutto proposto in formato standard: il wave appunto.
Ogni sorta di musica viene campionata, sottratta alla situazione d’origine, mixata, modificata e infine offerta ad un nuovo ascolto.
È una musica “decostruita”, riprendendo una definizione di Chambers, una musica nella quale tendono a vivere i rapporti musica/rumore, cultura/natura, tradizione/innovazione immersi in un continuum dentro cui si può attingere liberamente e creativamente. Ciò porta ad un nuovo modo di porsi di fronte alla musica che procura una rivoluzione nei valori e nei generi musicali. Ciò che prima era nettamente definito, nella sua identità e nei suoi rapporti di differenza ora risulta frantumato e va incontro a ridefinizioni sempre diverse, a nuove strutturazioni contingenti, inattese eppure penetranti, capaci di trovare un loro spazio di esistenza, di valore immediato.
Grazie alle nuove tecnologie si sta vivendo una rivoluzione culturale,

“tutti i generi, nessuno escluso sono gettati nel supermarket dei valori, e lì, screditato ogni pregiudizio, sono sottoposti a qualsiasi uso, aperti agli incontri più svariati”
[Colazzo C., Colazzo S., “Musica e civiltà del computer”, L'editore, Trento, 1993, pag. 26]

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