la musica elettronica e la sua storia_il musicista e la composizione elettronica_l'oggetto musicale

MEDIAZIONI TECNOLOGICHE. L'ESPERIENZA MUSICALE INCONTRA IL DIGITALE

Nuova composizione collettiva

L’uso del campionatore è diventato ormai una tecnica usuale nella produzione musicale odierna che investe trasversalmente diversi generi musicali.
I campioni usati variano da singole note registrate da uno strumento tradizionale (un buon pianoforte per esempio) a intere frasi musicali generate dagli strumenti più disparati (esemplari a riguardo sono i famosissimi loop di batteria).
fino ad intere porzioni di musica riprese da brani esistenti. Proprio quest’ultimo caso ha fatto nascere, negli ultimi anni, questioni sulla legittimità di considerare originale un brano composto da spezzoni di altri brani. In molte composizioni odierne, gravitanti soprattutto nell’orbita della musica commerciale, vengono campionati frammenti di musica appartenenti a brani rock, funk, soul degli anni ’60 e ’70.
E’ possibile rintracciare varie funzioni comunicative in questa pratica.
Una è costituita dal fatto che i brani odierni contenenti questi campioni, sfruttando la familiarità già acquisita da parte del pubblico, non si propongono come pezzi nuovi che hanno bisogno di un periodo di “assimilazione acustica”, ma come pezzi che gia fanno parte degli ascoltatori.
Un’altra funzione è quella della citazione, così come in un brano letterario troviamo citazioni di altri brani, così…
Un'altra ancora potrebbe essere quella di legittimare il proprio brano col richiamo, attraverso il campione, ad un altro brano che già gode di un certo prestigio.
Insomma molte sono le funzioni e i perché ipotizzabili a proposito dell’uso di tale pratica ma l’aspetto che più interessa in questa sede è il modo in cui questa tecnica, legata indissolubilmente ad una particolare tecnologia, abbia influenzato i meccanismi di produzione musicale.
Una nuova relazione e interconnessione si instaura tra i musicisti grazie alla possibilità di digitalizzare e trattare praticamente qualunque brano e al conseguente flusso continuo di materiale sonoro circolante tra di essi. Si crea così una sorta di musicista collettivo:

La musica techno e, in generale, la musica la cui materia prima è digitale illustrano bene la singolare figura dell’universale senza totalità. L’universale risulta dalla compatibilità o interoperabilità tecnica e dalla facilità di circolazione dei suoni nel cyberspazio.

e ancora

ogni attore del collettivo di creazione preleva del materiale sonoro dal flusso in circolazione in una vasta rete tecnosociale. Questo materiale viene mixato, arrangiato, trasformato e poi messo nuovamente , sotto forma di brano originale, nel flusso di musica digitale in perenne circolazione. Così, ogni musicista o gruppo di musicisti svolge la funzione di operatore su un flusso in perenne trasformazione all’interno di una rete ciclica di co-operatori.
[Lévy, P., “Cybercultura, Gli usi sociali delle nuove tecnologie”, Feltrinelli, Milano, (1997 Editions Jacob), Fabbri 1999]

Insomma, sarà forse giunta l’ora di scordarsi delle tradizionali forme di composizione e registrazione di un brano, considerate come le principali modalità di “chiusura” della musica ? Quello che si può affermare con una certa sicurezza è che queste pratiche, per quanto non ancora sparite, iniziano a mostrare segni di incongruenza con i nuovi tempi, segni che si manifestano nei, ormai continui, problemi di ordine giuridico-legale riguardanti il copyright.

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